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Pechino 25 Novembre 2013

Promozione e valorizzazione del vino italiano nel mercato più promettente per le produzioni enologiche italiane. Era l’obiettivo della missione istituzionale in Cina, organizzata dal presidente della Agenzia per la Cina, Armando Tschang , che si è appena conclusa, con la partecipazione dei consorzi del Chianti Classico, Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiaddene DOCG e di molte aziende vitivinicole delle maggiori regioni italiane tra cui Toscana, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli e Puglia.

Dieci giorni di incontri che hanno toccato cinque città cinesi: Pechino, Chengdu, Ningbo, Xiamen e Tianjin. Giornate intense, nel corso delle quali si sono avuti confronti con le autorità e con oltre 500 operatori professionali cinesi, conclusasi con la partecipazione di S.E. Alberto Bradanini , Ambasciatore d’Italia a Pechino.

Il Roadshow e i B2B si sono svolti con la collaborazione della Camera di commercio agroalimentare cinese e la CAWS per lo sviluppo degli scambi nel settore enologico in Cina, a seguito degli accordi sottoscritti dall’Agenzia per la Cina. “Le aziende italiane del settore vinicolo – evidenzia Tschang – hanno avuto la possibilità di partecipare ad una serie di eventi particolari (era la prima volta che si svolgevano B2B di questa portata), in una realtà in forte espansione, con la quale Agenzia per la Cina ha stabilito una stretta collaborazione in campo economico e culturale.

I nostri produttori non possono trascurare un mercato complesso, come quello cinese, dove secondo i dati ufficiali , quest’anno siamo cresciuti del 24% , passando dal quinto al terzo posto in classifica tra i maggiori paesi esportatori. La crescita andrà di pari passo con la ricerca di un prodotto di maggiore qualità.

I nostri vini, come è stato constatato in questi giorni e come testimoniato dagli importatori coinvolti, soddisfano le esigenze dei consumatori cinesi. Se ben sostenuti da una mirata attività promozionale, avranno la possibilità di segnalarsi con maggiore successo. Per questo è importante che istituzioni e aziende operino in stretto contatto e in piena sintonia”.

Armando Tschang evidenzia anche come siano state proprio “le solide relazioni che legano l’Agenzia per la Cina con la Repubblica Popolare Cinese ad aver favorito la preziosa collaborazione accordataci dalle istituzioni cinesi, che ci hanno permesso di avere, in queste giornate, non incontri casuali, come spesso avviene in una fiera, ma momenti di relazione e di scambio fortemente mirati e concreti”. Le diverse tappe della missione hanno favorito la sottoscrizione di accordi tra aziende italiane e importatori/distributori cinesi.

Di rilievo anche le visite alla Along Wines: la principale azienda privata che gestisce oltre 220 enoteche e della Jiuxian Wines il maggior operatore e-commerce di vini e liquori in Cina. Dall'incontro con i presidenti delle società visitate è emersa la volontà concreta di avviare una collaborazione con i produttori italiani e conseguentemente di promuovere i vini italiani nel continente cinese.
 

 


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Milano 28 Novembre 2013

Firmato da Agenzia per la Cina l'accordo con il Governo Cinese di Wuzhi per la creazione di un parco industriale Italiano e rafforzata la partnership strategica con la Provincia dell'Henan nei settori dell'agroalimentare, dell'arredo-casa, della moda e della logistica.

Agenzia per la Cina apre le porte della Repubblica Popolare Cinese alle aziende italiane che puntano sul mercato Cinese. Grazie all'Accordo commerciale firmato a Wuzhi dal presidente Armando Tschang, le aziende italiane interessate alla penetrazione commerciale in Cina potranno vendere e distribuire i loro prodotti anche nella Provincia dell'Henan che conta oltre 90 milioni di abitanti.

"Da oggi le aziende italiane potranno disporre di una soluzione efficace per sviluppare il loro business in Cina, spiega Armando Tschang, Agenzia per la Cina potrà assicurare supporto, assistenza e logistica alle imprese interessate nella fase di start up, un sostegno particolarmente importante per le Pmi, che puntano sul mercato cinese ma che da sole avrebbero grosse difficoltà ad affacciarsi su questa realtà a causa della onerosità degli investimenti e delle difficoltà di carattere fiscale e amministrativo".

L'Accordo commerciale affida ad Agenzia per la Cina l'attività di promozione del progetto e il compito di selezione delle aziende nazionali interessate a vendere i propri prodotti nel mercato cinese.

Nel corso della missione cinese Armando Tschang ha incontrato il vice Governatore dell'Henan , Mr. Zhao Jiancai, allo scopo di rafforzare la collaborazione bilaterale tra Italia e la Provincia dell'Henan e i responsabili della CCPIT di Zhengzhou.


Link a http://www.wuzhi.gov.cn


 




Pechino 15 Novembre 2013


Durante il IV Forum della collaborazione Italia Cina per l'innovazione tecnologica e' stato firmato un accordo tra il Polo tecnologico di Pordenone e il gruppo di aziende Hitech di Tianjin.

L'accordo promosso dall'Agenzia per la Cina conferma gli storici e buoni rapporti tra i due territori e apre concrete opportunità' di consolidamento e sviluppo di rapporti di ricerca applicata, industriali e commerciali. Il tema del Forum, aperto dalla ministra della ricerca scientifica ing Maria Chiara Carrozza e dalla sua controparte Mr. Wan Gang, aveva focus sulle start up e Smart cities. Su quest'ultimo tema il Friuli Venezia Giulia era presente con l'ing Franco Scolari,direttore del Polo, che tiene i rapporti per il cluster FVGas@lab raggruppamento pubblico privato tra soggetti istituzionali, la Regione ed alcuni comuni, i parchi scientifici e oltre 60 aziende impegnati nella ricerca delle migliori tecnologie domotiche per migliorare la vita delle categorie fragili, TAV tecnologie per gli ambienti di vita. La numerosa delegazione italiana di alto valore annoverava ricercatori del CNR, ENEA, Politecnico di Milano ed altri istituti,oltre a sindaci ed assessori di Bari, Torino e Brescia citta' che hanno sviluppato innovative esperienze di moderne applicazioni di citta'intelligenti. Per il Polo di Pordenone, per i suoi insediati e per le aziende del cluster TAV un'occasione importante di scambio, conoscenza e base di partenariati che danno accesso ai volumi più' importanti del mondo



 






Pordenone 31 agosto 2013none 31 agosto 2013br />
Arredamento made in Pordenone per le città satellite del sol Levante a Tianjin Un legame favorito dal fattore-traino di brand come Zanussi, Acc e Nidec Mobili made in Pordenone per arredare le case delle nuove città satelliti da un milione di abitanti l'una di Tianjin, una municipalità di 13 milioni di abitanti, a nord della Cina, quarto porto del mondo. Mobili per abitazione e anche per le navi da crociera che saranno realizzate proprio nel FarEast, magari in partnership con imprese italiane. Il futuro disegnato ieri a Unindustria, dal presidente Michelangelo Agrusti e da Xu Datong, presidente della Tianjin Binhai New Area Commerce Commission, sembra molto vicino. Perché la delegazione cinese che questa settimana ha incontrato istituzioni (è stata ricevuta dal sindaco Pedrotti che ieri ha partecipato anche all'incontro con la stampa e con il vicepresidente della Regione Bolzonello) e imprenditori locali, ha già portato a una quindicina di incontri business to business e perché, come ha fatto capire Agrusti, «Il nostro amico Datong ha capacità decisionali molto alte».

E la parola "amico" non è stata usata a caso. Proprio Datong, accompagnato dal Cav. Armando Tschang, facilitatore della missione (suo nonno è stato «il pruno cinese ad arrivare in Italia») e il suo legame con Pordenone non nasce sulla carta geografica ma dai grandi nomi dell'industria (Zanussi, Acc e Nidec in testa), ha chiarito come il business nasca solo da un rapporto di fiducia che si costruisce "step by step", passo dopo passo, perché «senza una forte amicizia non ci può essere una forte collaborazione». Ha aggiunto Agrusti: «I nostri amici ci hanno detto di averci messo in mano la chiave per aprire una porta e noi abbiamo l'intenzione di girare quella chiave». Perché se il primo "step" della delegazione di Tianjin è quella di esportare prodotti made in Italy, dall'arredo di design italiano al vino e ai prodotti agroalimentari, il cammino può diventare ben più lungo e profittevole arrivando agli investimenti cinesi nella nostra regione. In che settori? «Avendo avuto un grande sviluppo nel settore automobilistico - ha chiarito Tschang - c'è interesse per tutto ciò che rappresenta l'innovazione e la meccanica di precisione».

Ma come guadagnare la fiducia che alimenta la catena del business avendo aziende lillipuziane rispetto ai volumi del mercato cinese? «Certo - ha tracciato la strada Agrusti - la dimensione delle nostre imprese è medio piccola ma attraverso l'istituto delle reti di impresa saremo, e siamo già ora, in grado di competere con il resto del mondo secondo gli standard richiesti dai nostri partner». E come ha spiegato il direttore Paolo Candotti (che segue le imprese locali assieme a Gino Camuccio, presidente di Pn Export), le imprese dovranno arrivare a produrre, in parte, direttamente in loco. Questo non significa de localizzare ma internazionalizzare perché attraverso le "multinazionali tascabili" (così le ha definite Agrusti citando Bombassei) si mantiene viva la casa madre. «Al vice presidente della Regione, Sergio Bolzonello - ha detto ancora Agrusti - abbiamo ribadito la necessità di implementare al massimo i processi di internazionalizzazione, rivedendo anche gli strumenti operativi. Finest prima di tutto». Un tema, quest'ultimo, nel cassetto della politica da troppo tempo.

Martina Milia
Messaggero di Pordenone





 





Pechino 3 giugno 2013hino 3 giugno 2013

«Vogliamo che in Cina il gallo sia nero e non bianco». Non è un gioco di parole: Bian Zhenhu, presidente della Camera di commercio cinese per l'import-export di prodotti alimentari, sfoggia all'occhiello della giacca il simbolo del consorzio Chianti classico, il più antico e prestigioso tra quelli italiani, anno di nascita 1924.
Un animale portafortuna, il gallo, per la cultura locale, un simbolo ricevuto in dono all'ultima edizione di Vinitaly alla quale i cinesi hanno partecipato numerosi e, firmando un protocollo importantissimo per il vino Made in Italy, il primo che riguarda un consorzio italiano, per un'intesa quadriennale di cooperazione per l'import di vino italiano, il presidente esorta i produttori ad essere accorti e coerenti. «Va bene così- dice Bian Zhenhu - ma voi dovete tutelare la qualità del vostro vino e avere un progetto coerente. In tanti sono arrivati qui, molti hanno avuto successo, altri no perché un disegno non l'avevano e, soprattutto, non hanno saputo né vendersi sul mercato cinese né tutelarsi. Bisogna sforzarsi di andare incontro ai gusti dei cinesi».
Una mediazione, quella con le autorità cinesi per arrivare all'accordo, durata un lungo anno, resa possibile dal supporto di Agenzia per la Cina e sottoscritta oltre che dalla Camera, anche da Caws, l'associazione degli importatori e distributori vitivinicoli cinesi nata a novembre dell'anno scorso che garantirà la qualità degli importatori. Dice il segretario generale, Xuwei Wang: «Per il vino sono 400 i nostri distributori, in tutta la Camera 5.800. Ci sono enormi opportunità, ma bisogna procedere con grande attenzione».
«A partire da novembre - gli fa eco Sergio Zingarelli, presidente del consorzio e del l'azienda toscana Rocca delle Macìe - diventa operativa la collaborazione tra il Consorzio del Chianti Classico e la Camera cinese e la Caws. Quattro anni di formazione, scambi, sviluppo della cultura del vino e soprattutto un comune sforzo per superare i problemi e i tempi dell'import-export di questo prodotto». D'ora in poi si dovrebbe procedere in maniera concertata, senza arrivi sparsi. «Noi siamo favoriti anche rispetto ad altri Paesi - dice Giuseppe Liberatore, direttore generale del consorzio - abbiamo un sistema di tracciabilità che aiuta la tracciabilità all'origine e che faciliterà gli arrivi».
Il dipartimento del Commercio estero cinese viaggia su valori molto alti, circa 3,87 trilioni di euro, è il quarto bacino mondiale, con un livello di tariffe intorno al 9.8%. L'import è di 1.8 trilioni di dollari. Per il vino sono stati importati 388 milioni di litri, l'import totale è stato di 1,5 miliardi di dollari nel 2012, di cui dall'Italia 31 milioni di litri, pari a 88,9 milioni. Francia, Australia, Cile e Spagna sono in pole position. Nel 2012 il principale esportatore è stata la Francia, con 127,4 milioni di litri venduti, un aumento annuo dell'8 per cento. Ci sono possibilità di portare in Cina anche le cantine, insomma di esportare l'industria del vino? «Non lo escludiamo», dice Michele Zonin, vicepresidente del l'azienda veneta che in Chianti ha investito 35 anni fa.
Intanto il mercato cinese sta cambiando moltissimo. Ormai con i vini top fuori dalla portata dei più, causa la crisi economica e il cambiamento nei gusti, resta il fatto che, dicono le statistiche, l'anno scorso i cinesi hanno speso in media a testa 200 yuan in acquisti occasionali di vino. Il consumo si sta democratizzando.
C'è posto per vini ottimi non particolarmente costosi. Ma c'è bisogno di più qualità: «Il vino di qualità è il vero business in crescita - dice Water Wang, senior vp di Utrans wines, tra top five importatori di vino in Cina - io punto tutto su questo e sono sicuro che è la strada giusta». Rita

Fatiguso - il Sole 24 Ore-





 





Milano 28 maggio 2013

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Passaporto per la Cina

Alba 29 Maggio 2013



Che la Cina sia un grande sbocco per l’export italiano non è una novità, non solo nel settore vinicolo. Si parla spesso delle potenzialità dei mercati emergenti, con riferimento soprattutto ai cosiddetti BRIC (Brasile, Russia, India, Cina), ma è specialmente dalla Cina che arrivano i segnali più incoraggianti per il mondo del vino: con una crescita annua del 9%, il mercato cinese offre ai nostri produttori grandi prospettive di vendita.

Non a caso, uno dei temi portanti di Vinitaly 2013 è stato proprio questo: per la prima volta una delegazione del Ministero del Commercio Cinese ha ufficialmente partecipato alla kermesse veneta con lo scopo di spiegare le regole di accesso a un mercato che presenta delle evidenti criticità. Ha avuto lo stesso intento anche FOCUS CINA, l’incontro organizzato da WHY NET il 17 maggio scorso ad Alba., nel Palazzo di Banca d’Alba.

WHY NET è un’associazione di tre agenzie (Finanza d’Impresa, Vassallo&Delfino, Well Com srl) che ha come finalità principale quella di “rispondere alle necessità di fare rete tra le aziende vinicole”. Cosa si intende per “fare rete”? Aiutare le aziende a guardare al di là dello sviluppo contingente di progetti di marketing strutturati a sufficienza per accedere ai contributi per azioni promozionali, previsti nell’ultima OCM Vino. Creare un sistema di sinergie positive tra i produttori, permanente e strutturato. WHY NET nasce dunque dall’esigenza manifestata dai produttori di organizzarsi in associazioni temporanee di scopo, per dialogare in maniera autorevole con le istituzioni europee, ma non solo: anche con grandi partner economici come, appunto, la Cina.

Relatore principale del Focus è stato Armando Tschang, presidente di Agenzia per la Cina, società consortile senza scopo di lucro, costituita nel 1984 per instaurare e consolidare relazioni economiche con la Cina, impegnata da oltre trent’anni nella consulenza alle aziende italiane in tema di tutela intellettuale, mediazione culturale, incontri istituzionali e politici. In particolare, Agenzia per la Cina negli ultimi due anni ha svolto un’intensa attività di collegamento, sia a livello di aziende private sia a livello di istituzioni pubbliche, tra l’Italia e la Cina. Attività che ha portato nel 2012 alla nascita della prima associazione nazionale degli importatori e distributori cinesi, e nel 2013 alla partecipazione attiva della delegazione cinese a Vinitaly, di cui Agenzia per la Cina era accompagnatrice ufficiale. La grande attenzione del settore vinicolo italiano nei confronti della Cina è giustificata dai suoi numeri: quinto mercato mondiale per consumo di vino (attenzione: concentrato nelle grandi città), primo in Asia. Nel 2012 l’import ha segnato un +7.32%, per un valore di 1,5 miliardi di euro. L’importazione del vino avviene da oltre 50 Paesi, ma a fare la parte del leone sono Francia, Australia, Spagna, Cile e, in quinta posizione, Italia. La Francia, con le sue politiche aggregate di marketing., si accaparra il 53% del totale dell’import, mentre all’Italia rimane una quota del 6,2% per un valore 102,4 milioni di euro.
Posizione migliorabile, questo è certo, purché non si incappi in quelli che Tschang ha definito “gli errori da manuale” dell’esportatore provetto (questo ce lo aggiungiamo noi…):

1. Esportare senza investire economicamente e strutturalmente nel Paese di destinazione; ntributi europei, ma perché fare sistema (Francia docet) funziona;

3. Riferirsi solo a vettori HO.RE.CA. marcatamente italiani: i ristoranti italiani sono pochi, troppo pochi per pensare che possano determinare una presenza apprezzabile del prodotto nel panorama cinese. Inoltre dialogare esclusivamente con gli attori della “nostra” ristorazione ha portato finora a identificare il vino italiano quasi come un prodotto etnico, adatto solo a una cucina percepita a sua volta come etnica. In questo senso un parallelo con la Francia può essere utile: il fatto che la gastronomia d’oltralpe sia di fatto la cucina internazionale per antonomasia, svincola i vini francesi dagli abbinamenti “geograficamente determinati”. Insomma, per intenderci: non è necessario mangiare francese per bere un vino francese. Per questo sarebbe necessario riuscire a traslare l’immagine del vino italiano, rendendolo (al pari di quello francese) un simbolo di status. In sostanza, un bene di lusso.

4. Esporsi senza tutelare la proprietà intellettuale. Qui si apre l’annoso capitolo delle falsificazioni di prodotto: la legislazione cinese prevede che il primo, in termini temporali, a depositare un marchio, ne diventi il titolare. Per questo motivo è di fondamentale importanza registrare il marchio presso le Camere di Commercio Cinesi, sia nei caratteri latini che nella corrispondente traduzione in ideogrammi. Per fare questo occorre dialogare con il Governo Cinese, e ottenere di conseguenza anche quello che Tschang chiama “il blessing politico delle istituzioni”;

5. Sottovalutare i cambiamenti normativi: quello cinese è un mercato in fortissima evoluzione. Occorre quindi un aggiornamento costante su temi quali politche doganali, fiscalità, etichettatura,…

6. Scarsa conoscenza della cultura cinese. Secondo alcuni esperti, la gastronomia cinese avrebbe familiarità con alcuni sapori compatibili con le caratteristiche dei vini italiani e, in particolare, piemontesi. Di solito si fa l’esempio del consumo abituale di tè verde, che essendo particolarmente astringente potrebbe aiutare il palato cinese a familiarizzare con i nostri tannini. Questo è solo un esempio di come conoscere la cultura di riferimento di un mercato possa giocare un ruolo chiave nel successo di politiche di promozione di un prodotto.

Alle giuste osservazioni del dott. Tschang ne aggiungiamo qualcuna: il mercato del vino cinese appare del tutto privo di una fascia intermedia. Si passa dai vini francesi che occupano la fascia alta dei consumi (quella dei cosiddetti Gentlemen’s club) per cui c’è una disponibilità a pagare pressoché illimitata, alla richiesta di vini a bassissimo prezzo, perlopiù sfusi. Un’accorta politica promozionale del nostro prodotto dovrebbe quindi tener conto del fatto che i “vini bandiera”, oltre che diventare beni simbolo di uno status, fanno anche da traino per tutto il resto del comparto: basti pensare ai fenomeni di emulazione che il brand “Francia” ha avuto su tutto il settore produttivo cinese.

Infine: l’esigenza della semplificazione, che non è per forza sinonimo di banalizzazione. Occorre trovare un modo di comunicare in maniera efficace il sistema delle denominazioni di origine, tenendo conto delle reticenze culturali cui si va incontro quando si cerca di spiegare un panorama così ricco, complesso e stratificato come quello italiano.

Bisogna ragionare in termini di brand, non più di singola azienda.

Scritto da Sara Cabrele





 



Haikou 10 Maggio 2013

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Nell'ambito degli accordi che Agenzia per la Cina ha sottoscritto con la CCYIA China Cruise & Yacht Association di Beijing si è svolto ad Haikou (Hainan) , il Forum Yachting Industry sul tema: "L'industria nautica come motore di sviluppo del turismo cinese".

Il Presidente dell'associazione Mr. Zheng ha invitato Agenzia per la Cina come unico relatore europeo al Forum.

La delegazione italiana era rappresentata dal Presidente di Agenzia per la Cina Cav. Armando Tschang, dal Presidente di Ellevi Vito Lupo, dal Ceo di Sim Com VR Massimo Colautti e dall’Avv. Maurilio Fossati.






 



Pechino 6 Maggio 2013

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Il 6 maggio scorso il presidente del Consorzio Dr.Antonio Ferraioli con una delegazione di consiglieri ha incontrato a Pechino il Presidente della Camera di Commercio Cinese Mr. Bian Zhenhu e la Vice Presidente della Camera di Commercio Cinese M.me Yu Lu, grazie alla collaborazione di Agenzia per la Cina e del Cav. Armando Tschang.

L’obiettivo dell’incontro è sviluppare un accordo di collaborazione al fine di favorire l’accesso del food di qualità Made in Italy in Cina.

Il Consorzio agroalimentare Tradizione Italiana - Italian Food Tradition, che ha sede al CIS di Nola (Napoli), il più grande polo di distribuzione commerciale B2B d’Europa, è nato per promuovere all’estero l’agroalimentare made in Italy (dalla pasta alle conserve di pomodoro, dall’olio al vino, dal caffè all’acqua minerale, dalla mozzarella ai sottoli, fino ad arrivare all’aceto balsamico, alla frutta secca ed ai liquori) e riunisce brand come Ferrarelle, Kimbo, La Doria, Strega, Besana, Olio Dante e Aceto De Nigris.

Le aziende del consorzio hanno un fatturato consolidato di circa 1,4 mld di euro.







 
Milano 29 Aprile 2013

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Agenzia per la Cina, Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia, Camera di Commercio Milano, KPMG, MOFCOM (Ministero Commercio Estero Cinese) CFNA (Chamber of Commerce for Foodstuffs) hanno organizzato oggi a Milano, alla sede della Camera di commercio, il seminario “China-Italy food safety forum – la sicurezza dei prodotti agroalimentari nelle relazioni Italia-Cina”.

All’evento sono intervenuti esperti italiani e cinesi del settore che si sono confrontati su sistemi di controllo, garanzie e certificazioni necessarie per la sicurezza dei prodotti agroalimentare italiani in Cina. Tra i presenti ai lavori, oltre all’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava, e a Carlo Franciosi, membro di Giunta della Camera di Commercio di Milano, il vice presidente della Chamber of Commerce for Import & Export of Foodstuffs, Native Produce and Animal by-products, MadamYu Lu; il Console economico commerciale a Milano, Mr.Li Bin; il vice direttore generale del ministero del Commercio della Repubblica popolare Cinese, Mofcom, Madam Jiang Fan. “Vengo da una lunga battaglia contro la contraffazione _ ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava, in riferimento al suo precedente impegno parlamentare _ che causa un danno enorme, se pensiamo che sui mercati mondiali l’elusione vale decine di miliardi di euro. Dobbiamo convincere i consumatori che soltanto i prodotti realizzati qui sono italiani. Di certo, quelli fasulli non dovranno essere più sostenuti con fondi pubblici”.

E ancora: “I consumatori in giro per il mondo, che acquistano prodotti contraffatti pensando di acquistare eccellenze agroalimentari lombarde, devono sapere che non comprano italiano. Un trend che si può invertire solo con il meccanismo dell’etichettatura”.
“Un tema, quello del sostegno e della tutela dei marchi, in particolare al di fuori del mercato continentale, sensibilmente oneroso dal punto di vista economico, e per il quale il presidente Maroni ha indicato di voler intervenire al più presto con interventi specifici, in collaborazione anche con il sistema camerale, a sostegno delle produzioni locali”. “Un ulteriore passo _ dichiara Carlo Franciosi, membro di Giunta della Camera di commercio di Milano _ nello sviluppo delle relazioni economiche tra l’Italia e la Cina e per la crescita competitiva di un settore come quello agroalimentare tra i più internazionali nel nostro sistema imprenditoriale. Un comparto importante su cui continuare a puntare per la valorizzazione dei veri prodotti italiani”.
Nel corso degli ultimi anni sono state attuate parecchie modifiche alle procedure di controllo dei prodotti che entrano ed escono dal territorio cinese. Nel 2006 la “General Administration of Quality Supervision, Inspection, and Quarantine” (Aqsiq), autorità cinese preposta ai controlli di qualità, alle ispezioni e alla quarantena, ha promulgato un nuovo Regolamento denominato “Announcement No. 44 2006, “Adjustment of Import/Export Food and Cosmetic Label Examination System” (Modifiche al sistema per l’esame delle etichette dei prodotti alimentari e dei cosmetici destinati all’import/export).

Il Regolamento ha eliminato la procedura di controllo e approvazione preliminare delle etichette da applicare sui prodotti alimentari destinati all’importazione in Cina e le relative spese connesse all’ispezione. Pertanto, il controllo delle etichette avviene contestualmente alle altre ispezioni effettuate dall’Aqsiq al momento dell’ingresso nel Paese.

Il 2012 è stato anno da ricordare per l’export alimentare nei mercati asiatici e, in particolar modo, in quello cinese. Stando a quanto affermano i dati forniti dalla Coldiretti, le esportazioni alimentari nel Paese asiatico sarebbero cresciute del 27%, facendo registrare una spinta record sulle tavole cinesi, dove i prodotti italiani sono sempre più diffusi.
Considerando i prodotti tipici, l’Italia è il primo fornitore di cioccolato, con una quota di mercato del 40,3%, mentre è seconda nelle esportazioni di pasta (18,8%), olio d’oliva (21,6%), spumante (12,2%), terza nelle acque minerali (14,2%), quarta nel caffè (5,1%), quinta nel vino (6,1%) e nei formaggi (3,2%).
Nell’ultimo anno in particolare, alcuni prodotti hanno registrato incrementi straordinari: la vendita di pasta italiana in Cina, ad esempio è cresciuta dell’84% o quelle dell’olio (+28%) o ancora quelle del vino (+21%). Sono 7.937 le imprese individuali con titolare cinese in Lombardia, il 18,8% delle imprese cinesi attive in Italia, in crescita del 7,1% in un anno. Si concentrano a Milano (4.196 imprese, 9,9% nazionale, +7%) e Brescia (1.032, +5,5%).
Nel 2012 la Lombardia ha esportato in Cina prodotti alimentari per oltre 18 milioni di euro registrando una crescita del +84,3% ed importato per circa 71 milioni (+2,9%). L’export si concentra a Milano (36,3%) e Cremona (19,2%), l’import a Milano (47,9%) e Como (16,3%). Nell’export pesano, dopo i prodotti alimentari come caffè, zucchero, condimenti e pasti pronti (35,6%), la carne lavorata e conservata e i prodotti a base di carne (24,2%), nell’import il pesce (30,5%), i prodotti a base di carne (28,2%) e la frutta ed ortaggi lavorati e conservati (19,5%).
L’export dei prodotti lombardi legati alla carne è quello che cresce di più, +558% tra 2011 e 2012. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati registro imprese ed Istat 2013, 2012 e 2011.
































 
Verona 7 Aprile 2013

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Il Vinitaly di Verona ha aperto le porte agli appassionati di vino. Alla cerimonia inaugurale di domenica 7 aprile 2013 hanno partecipato, tra gli altri, il ministro dell'agricoltura Mario Catania, Antonio Tajani, vice presidente della Commissione Europea, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, e il sindaco di Verona, Flavio Tosi.

Agenzia per la Cina ha accompagnato la delegazione ufficiale del Ministero del commercio estero cinese, per la prima volta in Italia a un evento dedicato al business del vino. Grande interesse è stato manifestato quest'anno verso la Cina, presente con una delegazione del Ministero del commercio estero e buyers qualificati guidati da Agenzia per la Cina.

È anche per questo che Vinitaly quest'anno ha organizzato un seminario sulla Cina considerato che nel 2015 potrebbe diventare il primo paese al mondo consumatore di vino. Questo seminario sara' tenuto dal MOFCOM (The Ministry of Commerce People's Republic of China) il giorno 8 aprile alle ore 10. Attualmente il vino italiano, nella classifica dei vini più venduti in Cina, si trova al quinto posto dopo Francia, Australia, Spagna e Cile.

La Delegazione ufficiale cinese poi si trasferira' in Toscana ospite del Consorzio Chianti Classico per una serie di visite ad importanti produttori locali.






 
Pordenone 21 marzo 2013


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È in corso di svolgimento e si concluderà domenica l’incontro bilaterale Italia - Cina cui prendono parte Gino Camuccio, presidente di Pn Export, delegato Unindustria per l'internazionalizzazione e Nicola Zille, omologo al Polo Tecnologico di Pordenone, Armando Tschang presidente di Agenzia per la Cina e Xu Datong, Presidente della Tianjin Binhai New Area Commerce Commission.

Il meeting, organizzato in collaborazione con la Camera di Commercio di Pordenone, è particolarmente atteso dal sistema economico pordenonese e segue di qualche mese l’incontro avvenuto in Unindustria dedicato principalmente a incontri commerciali one to one tra la delegazione e le imprese sia a un seminario di approfondimento sulle dinamiche che regolano il secondo mercato del mondo nel mondo. Una settimana di vero tour de force - in rappresentanza di aziende operanti in diversi segmenti produttivi – finalizzato a favorire l’avvio definitivo dei rapporti commerciali così come premesso lo scorso novembre.

Camuccio ha parlato di «missione di altissimo livello istituzionale, necessario per poter avviare numerosi, proficui, stabili e duraturi rapporti commerciali tra Pordenone e Tianjin – Pechino, l’area col maggior potenziale di crescita al mondo, simbolo dell'avanguardia e dell'innovazione cinese».

Ufficio Stampa | Boni Consulting Srl info@boniconsulting.com

COM/U.S.52/20130321






 
Partnership e joint venture al centro del dibattito con Xu Datong


Domani e venerdì Unindustria ospiterà una delegazione proveniente dalla Cina guidata da uno dei suoi massimi esponenti politico – economici, Xu Datong.

Sarà un’occasione importante che Unione ha inteso valorizzare in un seminario a invito messo in calendario per il pomeriggio di domani. Si parlerà, anche, delle dinamiche che regolano il secondo mercato del mondo nel mondo e del ruolo della Cina nel complesso ed inarrestabile processo di partnership, joint venture ed equity a favore delle imprese estere, in questo caso italiane. La delegazione di Tianjin, l’area nei pressi di Pechino col maggior potenziale di crescita al mondo, simbolo dell'avanguardia e dell'innovazione cinese, composta da autorevolissimi rappresentanti della Municipalità di Tianjin, sarà guidata appunto da Xu Datong, presidente della Tianjin Binhai New Area Commerce Commission.

Qualche numero: il porto di Tianjin è il più grande nel nord della Cina ed è la porta marittima principale di Pechino (a 170 km). Il porto è parte della Binhai New Area, quartiere È anche uno tra i più grandi porti al mondo, si estende su 107 km quadrati di superficie terrestre, con oltre 32 km di banchina.del comune di Tianjin, una delle principali Free Zone della Cina del Nord e si trova direttamente ad est del (Teda) Tianjin Economic -Technological Development Area. Il porto di Tianjin è al centro del programma di sviluppo della Binhai New Area, con il più alto tasso di crescita economica di tutta la Cina. L’evento, che sarà introdotto dall’avvocato Gianluca Vigo di Torre Bairo e da Armando Tschang, presidente dell'Agenzia per la Cina, è organizzato localmente da Unindustria, Pordenone Export, Provincia di Pordenone ed Agenzia per la Cina. Agli imprenditori è riservata, per la giornata di venerdì 23 novembre, una parentesi di incontri individuali con i membri della delegazione.

Xu Datong, 43 anni, nel 2010 è nominato presidente e direttore generale del comitato centrale per il commercio dell’area di Tianjin Binhai (Tbna) che costituisce il più sviluppato polo industriale e commerciale cinese contando su oltre 2.200 km quadrati (a regime previsto per il 2015) dedicati ad insediamenti produttivi, commerciali e del terziario avanzato. In tale area si concentrano già ora Boeing, Audi-Volkswagen, Toyota, Great Wall, Novartis, Samsung e similari. Di qui una lunga catena di successi.


 
 
Pechino 7 Novembre 2012


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E' stata inaugurata, alla presenza dei vertici del Ministero del Commercio cinese e dell'Ambasciatore d'Italia presso la Repubblica Popolare Cinese, Attilio Massimo Iannucci, la rassegna internazionale dedicata al vino, "Vinchina 2012", svoltasi presso il National Convention Center CNCC di Pechino dal 4 al 6 novembre.

L'Italia era presente con uno stand istituzionale, realizzato ed ideato da Agenzia per la Cina, inaugurato dal Presidente Armando Tschang, giunto a Pechino nell'ambito di un road-show che lo porterà nelle Regioni del Sichuan e Fujian, e dall'Ambasciatore Iannucci, nonché da numerosi stand di produttori, esportatori e distributori italiani nel settore del vino, che hanno connotato la fiera internazionale con una forte immagine italiana.

Si è trattato di una prima importante vetrina per le aziende del vino italiano, a coronamento di un periodo di sforzi congiunti di Agenzia per la Cina e la China Chamber of Commerce di Beijing, che hanno dedicato molte risorse a un settore che si prevede offrirà sempre maggiori soddisfazioni per i nostri produttori di vini di qualità. La manifestazione è stata arricchita di contenuti di grande interesse per le autorità, gli addetti ai lavori e i consumatori cinesi, con la realizzazione di due seminari, uno sul Chianti Classico e l'altro sul Brunello di Montalcino, organizzati da Agenzia per la Cina in collaborazione con la Camera di Commercio Cinese di Pechino CFNA, che hanno riscosso grande successo.

Durante l'evento si e' svolta anche la prima assemblea della neocostituita associazione nazionale degli importatori e distributori cinesi seguita dalla conferenza stampa a cui hanno partecipato le principali testate giornalistiche cinesi e durante la quale il Presidente del Consorzio , Dott.Sergio Zingarelli, ha presentato la storia e gli obiettivi del Chianti Classico in Cina. "Nell'ultimo anno - ha dichiarato l'Ambasciatore Iannucci - abbiamo registrato un sensibile aumento dell'interesse dei cinesi per il vino italiano. I progressi compiuti dal settore enogastronomico italiano in Cina sono ragguardevoli, e sono il frutto dello sforzo congiunto di tutte le componenti del Sistema Italia. Le Regioni in questo sono state un eccellente motore, contribuendo a trainare le imprese in Cina, con la costante assistenza dell'Ambasciata e delle altre istituzioni italiane presenti sul territorio cinese. L'Ambasciata è stata coinvolta in numerosissime iniziative nei quattro angoli della Cina per la promozione e la tutela dei prodotti di qualità dell'enogastronomia italiana, a cominciare dal vino, che presenta le più interessanti prospettive di sviluppo negli anni a venire. E' una sfida, quella della conquista di fette sempre maggiori del mercato cinese, che ci sta vedendo risalire una difficile china. Sono ad ogni modo convinto che questo che abbiamo vissuto oggi a Vinchina, con il successo del vino italiano, sia lo spirito giusto". La cerimonia è stata preceduta da un ricevimento, svoltosi presso la Residenza dell'Ambasciatore d'Italia, che ha consentito ai protagonisti italiani e cinesi di Vinchina di confrontarsi e intavolare promettenti negoziati commerciali. L'appuntamento ora e' fissato per la prossima edizione di Vinchina che si svolgera' a Pechino nel 2013.






 
Radda 11 Aprile 2012

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Una delegazione composta dai maggiori importatori e distributori nazionali cinesi di vino e guidata dal direttore della Camera di Commercio di Beijing ha fatto visita al Consorzio del Chianti Classico. Durante gli incontri a Radda in Chianti presso la sede del Consorzio i delegati cinesi hanno avuto la possibilita' di conoscere e degustare le etichette di oltre 20 aziende, oltre alla visita di una tra le piu' prestigiose cantine del territorio.

Le visite nella zona del Chianti Classico sono state inserite in un programma organizzato da Agenzia per la Cina in collaborazione con il Consorzio volto a far conoscere agli ospiti cinesi le peculiarita' e le caratteristiche dei prodotti del Gallo Nero.

Prossimo appuntamento a VinChina 2012 a Pechino.